5.2.12

Exorcismus Visto al RNFF 2011

Titolo: Exorcismus (La posesion de Emma Evans)
Regia: Manuel Carballo
Sceneggiatura: David Munoz
Paese: Spagna
Anno: 2010


Al Ravenna Nightmare Film Festival cominciamo con Exorcismus, e con tutti i pregiudizi che una trama fondata sulla possessione di una ragazzina porta con sé. Il “già visto” e il “è 'na schifezza” sono alle porte. Decidiamo di tenere a mente il consiglio di Rino Gaetano: non giudicare un film senza prima, prima vederlo. In fondo non è un seriale Made in U.S.A....



... e, infatti, la pellicola di Manuel Carballo sorprende, riesce a smentire i cliché del sotto-genere evitando l'eccesso di scene demoniache, e privilegiando gli aspetti più sociali del dramma che colpisce la giovane protagonista. Tutto comincia con Emma che si incide il palmo di una mano con il frammento di uno specchio (strumento utile a guardarsi - argomento sul quale ritorneremo - , a riconoscersi. Primo strumento di cui si servirà il demone per comunicare con lei), si punisce, si infligge una ferita e, facendosi del male, apre un varco al Male. Da quel taglio, al centro della sua mano, passerà il demonio, prendendosi progressivamente la vita dell'adolescente.
Perché la sedicenne Emma si è tagliata? Perché – come scopriremo – ha sentito il bisogno di rivolgersi al “male”?
È proprio qui che la storia raccontata per immagini da Carballo eccelle, senza scadere nella casualità o nel non-sense di dover trovare a tutti i costi una risposta sovrannaturale alla possessione. Il film va ad aggiungersi al filone degli horror contemporanei che utilizzano il genere (o un sotto-genere) per trattare problematiche concrete della società in cui viviamo. Emma, prima di incontrare il Male, sta male, soffre: è circondata da una società che fa di lei (e dei suoi amici) un'emarginata, ha un fratellino che passa interi pomeriggi davanti alla PlayStation e due genitori  interessanti unicamente alla carriera lavorativa. Genitori che lasciano i propri figli chiusi nei loro dolorosi silenzi, davanti ad una grande tv o al sicuro delle loro cuffie collegate all'Ipod. Exorcismus è, prima di tutto, un film sul rapporto genitori-figli, sulle colpe che hanno i primi nel non riuscire a creare un dialogo con i propri ragazzi. I genitori rappresentati da Carballo (sceneggiatura di David Muñoz) si scannano al primo dubbio, non perdono occasione per accusarsi l'un l'altro, senza essere mai in grado di ascoltare veramente i propri figli. In secondo luogo, il film, mette in scena la società contemporanea attraverso due mezzi di comunicazione imprescindibili come telefoni cellulari e videocamera digitale, e il rapporto dei personaggi con essi. Vediamo così Emma, quando sorgono i primi problemi, farsi visitare da uno psicologo che utilizza il metodo dell'ipnosi: la ragazza non va da sola alla visita, ma porta con sé il telefonino, grazie al qual chiama di nascosto la sua migliore amica che ascolta in diretta la seduta. Il cellulare viene usato come se potesse sostituire la presenza. Cosa che, ovviamente, non accade e infatti l'ipnotizzatore ne paga le conseguenze morendo, mentre l'amica di Emma ascolta “voyeuristicamente” le parole sataniche che custodiscono il segreto del malessere della protagonista. Un malessere che, dunque, non riesce a essere colto (dai suoi amici, dai suoi famigliari) quando si è faccia a faccia con Emma. Ancor più centrale è la presenza della videocamera digitale, che ha due funzioni principali: la prima è quella di testimoniare - come dirà anche lo zio prete di Emma - la realtà: quelle cassette mini-dv non sono altro che la prova dell'esistenza del demonio. Prove da impacchettare e inviare a Roma, al Vaticano. La seconda funzione, meno diegetica,  meno inerente alla trama della storia, riguarda il campo del visivo, dello sguardo: il guardare. Il ri-guardarsi. È proprio in questo modo che avviene, poco prima del finale, la catarsi di Emma. Quando la ragazza trova le mini-dv, debitamente nascoste dallo zio-esorcista, e le riguarda sullo schermo della videocamera, lei capisce, si convince, scopre la verità. O, meglio, le verità: scopre che suo zio si è servito di lei per avere una prova dell'esistenza di Satana, scopre che quella lì è davvero lei, che il male è in lei, è parte di lei. In definitiva, vedendosi, capisce chi è lei in quel momento: è davvero lei che ha fatto del male ai suoi famigliari, che ha causato la morte di suo fratello, che ha provocato il tentato suicidio della madre, è lei la scaturigine (e, attenzione, non l'origine) di tutti questi mali. Emma, presa coscienza di tutto ciò, decide di porre fine a questo male, prende quelle che crede siano le sue responsabilità e si infilza il ventre con una lama affilata. Emma si punisce, si accoltella, colpisce sé stessa – e non gli Altri – per ottenere la salvezza, il perdono (non a caso parlo di salvezza e perdono, termini legati alla controparte del demonio). La libertà. Dimostra di essere diversa dai suoi genitori, da suo zio, dalla religione, e dal sistema manicheo di bene/male che essa crea. Laddove non c'è male (come, ad esempio, nella giovane e “innocente” Emma dell'inizio) è il Bene a creare un suo contraltare, a dare modo alle persone di cercarlo e di trovarlo. La stessa religione, soprattutto incarnata dallo zio-prete, ovvero il “bene”, alimenta al massimo il male, dopo averlo creato (è grazie ai consigli dello zio che Emma riesce a evocare il demone), per testimoniarne l'esistenza, senza però avere mai prove sul fatto che il bene esista.
Alla fine, questo film, ci ricorda che non siamo altro che uomini. Quotidianamente cerchiamo le colpe in quello che fanno gli altri (come i genitori e lo zio danno la colpa al Diavolo, e a Emma, nel film), e riponiamo le speranze in qualcosa di Altro da noi (soprattutto in Dio), senza mai prenderci fino in fondo le nostre responsabilità di genitori, di figli, di esseri umani. Solo Emma, che si è assunta le sue responsabilità, riesce a salvarsi e a ricominciare, libera finalmente dal male.
Nel lungo piano-sequenza finale la vediamo spingere la sedia a rotelle su cui è seduta la madre, lungo un infinito viale alberato. Questa è un'immagine che resta, l'immagine dei figli che accompagnano i genitori lungo la strada del cambiamento.

AF

Lo trovi in: dvd (tedesco) con sottotitoli  in inglese; sul web con sottotitoli italiani.

Tag: ovviamente non dirò film a tema possessione demoniaca, perciò ci può stare qualche film horror in cui sia centrale l'incontro - scontro tra generazioni di figli e genitori(adulti): Eden lake, Ils - Them, ...

E a voi cosa fa venire in mente questo film?

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