5.2.12

EXTRA: Skyline

Skyline: i fantasmi mai sopiti di un’America impaurita.



Titolo: Skyline (id.)
Regia: Strause Bros.
Sceneggiatura: Joshua Cordes, Liam O'Donnell
Paese: U.S.A.
Anno: 2010


Dopo la visione di Skyline, film degli Bros. Strause, già autori(??) del più che evitabile Alien Vs. Predator 2, film che è comunque una spanna più su rispetto al primo capitolo - in cui recitava (si lo so, meriterei delle frustate per aver usato questo termine) il nostro più che discutibile Raul Bova - ci si aspetterebbe il solito polpettone fantascientifico made in U.S.A. 
Invece, se si considera tutta la pellicola fatta esclusione per gli ultimi 8 minuti (precisamente quando i due innamorati vengono risucchiati all’interno della nave madre aliena), Skyline è un’opera di indubbio interesse. Purtroppo per noi, d’altro canto, non possiamo non tenere in considerazione tutta la pellicola. Ed ecco che “a causa” di quegli 8 minuti in più Skyline perde di valore. Si inabissa, accostandosi ad una serie di pellicole “American <<fantascienza>> style” in cui il valore e il messaggio che viene veicolato risulta essere sempre il solito: “Gli U.S.A. sono i più forti e cazzuti al mondo” (anzi, in questo caso, dell’universo). Un po' come quell’Independence Day, opera pre-fantasmi e paure 11/09/2001, che mostrava tutti i valori, su cui si basava questa sorta di supremazia americana nei confronti dell’universo. Come dimenticare il presidente degli Stati Uniti sopra un aereo che guidava la contraerea il giorno dell’Indipendenza. E’ indubbio che Independence Day era, e rimane anche tutt’oggi, un film di chiara matrice repubblicana. O come dimenticare Will- brand/marchio- Smith entrare nella navicella aliena, con una navicella aliena, e, con l’aiuto del fido Jeff- MalcomdiJurassickPark- Goldblum mettere un virus nei sistemi informatici (e nelle menti?) degli alieni invasori di quella magica “terradiLibertà” (??) che sono gli Stati Uniti d’America.
Da questa breve digressione su Independence Day riprendiamo proprio la parte finale, la quale si avvicina molto a livello contenutistico a Skyline. 
In entrambi i casi, gli umani riescono a entrare nel “ventre” alieno e distruggere dall’interno tutta la loro organizzazione, in maniera seppur diversa in Skyline rispetto a Independece Day. Infatti, il ragazzo protagonista, una volta che gli è stato estirpato il cervello (non in senso simbolico, ma in senso fisico), ecco che resiste: le sue funzioni cerebrali si ricordano cosa era e chi era nel passato e lo inducono a ribellarsi, a non essere “schiavo”, a salvare la sua prole umana. A questa ribellione contro l’invasore succedono i titoli di coda, che ci bloccano e non ci fanno capire come andrà a finire (siamo di fronte ad un lancio per il secondo capitolo? Le premesse ci sono tutte, in puro stile “jump seriale” U.S.A.[jump seriale in senso di salto, bloccare la narrazione per ricominciarla in un secondo capitolo, dare una sorta di incipit allo spettatore]). 


Eppure, quel tocco sul naso da parte dell’alieno (umano) alla propria ragazza, un segno di intimità, ricorda qualcosa. Non è per caso una chiara derivazione - non si può parlare di citazione - di quella rosa fatta con i resti dell’immondizia, sul finire di pellicola, già visto in quel capolavoro che è District 9? Le assonanze ci sono tutte. Sono entrambi segni di intimità. Sono entrambi gli ultimi residui di una vita passata. Una vita passata “umana” che rimane perpetua nell’animo dell’alieno. Un alieno che è comunque un diverso. Un alieno che non viene riconosciuto immediatamente, ma che grazie ad un piccolo gesto ecco che fa riaffiorare tutti i ricordi nei cari a cui il suo cervello, la sua mente, è legato. Non più la sua parte materiale. Solo la sua parte “mentale”. Eppure Skyline non può assolutamente confrontarsi, né tantomeno avvicinarsi a District 9. District 9 ha una costruzione ritmica. Non è un semplice film di fantascienza, è un film che parla di disuguaglianza. Una disuguaglianza che non può che colpire meglio rappresentandola in Sudafrica, terra madre dell’apartheid. Pur essendo, d’altronde, una produzione made in U.S.A.
District 9 è forse il film post 11/09 per eccellenza. E’ un film che ha superato quel trauma e grazie ad una messa in scena strepitosa e ad uno script di prim’ordine riesce a parlarci, riesce a trasmetterci la disuguaglianza sociale.
Skyline, purtroppo per noi, non è così. Skyline prova a superare quei fantasmi con tutte le sue forze, ma purtroppo non c’è la fa. Ricorda tanta cinematografia fantascientifica degli ultimi anni: passando da Transformers arrivando fino a L’Alba del pianeta delle scimmie
Skyline cavalca quest’onda mai doma. E fa dono, a noi spettatori, di un qualcosa che è trito e ritrito. Ma, tutto questo denota una debolezza. Ci mostra un’America che ha ancora paura dell’invasore. Ci mostra un’America che ancora non riesce a superare il suo trauma. Tutto ciò si può riassumere in una frase del film, quando il giovane Gerald- cervelloestirpato- prima di diventare alieno e il filo eroe U.S.A.- sergenteBatistadiDexter- si scambiano una battuta sull’origine degli alieni. Alla domanda:
“Secondo te cosa sono?” la risposta del filo eroe U.S.A.: “Che importanza ha?” racchiude e riassume a pieno questi tempi.
L’America ha paura. Una paura verso qualcosa o qualcuno. Non ha importanza. L’America deve aver paura. Siano essi i comunisti degli anni’50 e della guerra fredda o i musulmani degli anni’90 e Duemila, o gli alieni di Skyline di oggi, non è importante. Ciò che si nota è la paura per il diverso. Un’America e degli americani invasori, portatori, dentro la loro anima e nelle loro mani, di sangue innocente. Hanno costruito una civiltà e una cultura sul sangue e, oggi come nel passato, si ritrovano ad aver paura. Una paura non giustificata. Una paura di essere invasi da qualcuno o qualcosa più forte di loro. E dopo aver assistito all’evento “reale”, ma più “cinematografico” della storia: quell'indimenticato 11 settembre. Dopo essere stati colpiti al cuore della loro terra. Dopo più di 10 anni da quel tragico evento, ecco che l’America è ancora troppo debole e troppo impaurita per riuscire a riprendersi e superare le sue paure.
Skyline ne è la prova. Skyline rappresenta al meglio questo concetto.

mp.



Tag: Independence day, District 9, Transformers, L'alba del pianeta delle scimmie, Alien vs. Predator 2, World invasion, ...

Lo trovi in: in dvd; sul web.

5 commenti:

  1. Tutto molto interessante, a mio avviso, oltre agli indubbi fantasmi (e incubi) che vive l'America del post 9/11, occorre fare paragoni con l'imperialismo americano. Senza sfoggiare eccessive teorie del complotto e via dicendo, ma solo paragonando il modo in cui (in film come questo e come Independence day, tanto per attenersi ai testi citati) gli americani risolvano il problema Altri. Gli americani si trovano Invasi da queste potenze Altre, che li Attaccano, quindi si parte già prevenuti e con le solite paure di perdere il loro ruolo centrale nel globo. Ovviamente l'incontro con l'Altro si configura da subito come Scontro, guerra, tentativo di dominio. E, memori della guerra fredda e della storia recente, come fanno Will Smith e co per risolvere il problema? Beh si introducono nel sistema Altro, Travestiti da Altri (di solito con una loro navicella) e lo fanno Implodere. Non è la stessa cosa che, grazie ai servizi segreti e agli infiltrati, l'America ha più volte fatto nei confronti di Paesi che stavano prendendo pieghe socialiste?
    SArebbe interessante allargare il discorso, perché alla fine il cinema è divertimento, intrattenimento ed emozione, ma anche film all'apparenza inutili o secondari, possono dirci molto su come una cultura si rappresenta, più o meno consciamente

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  2. Il film non l'ho visto, ma ragazzi, vi siete andati ad impelagare in un discorso che non finisce più... perchè si potrebbero tirare in ballo questioni che sono ben antecedenti l'11/9, la paura dell'invasore esterno è connaturata all'America e agli americani (una bella botta gliel'aveva già data Pearl Harbor, o no?); inoltre la minaccia non è sempre costituita da un attacco dall'esterno, ma spesso da quello che è considerato un "marciume" interno al Paese, in generale c'è paura di tutto ciò che mina la sicurezza e la moralità: vedi Milk. Ma mi viene da farvi una domanda, voi che credo siate più esperti di fantascienza di me: esiste qualche pellicola AMERICANA di un regista AMERICANO che non si concluda con la sconfitta degli invasori da parte dei Grandiosi e Superiori Stati Uniti, ma che veda questi ultimi perdenti? Se penso, a caso, a Independence Day, a La Guerra dei Mondi, perfino al parodistico Mars Attacks e così via non me ne vengono in mente... Perchè la questione secondo me è l'orgoglio. Per gli USA la sconfitta è INCONCEPIBILE, quello che non tollerano non sembra essere tanto la perdita di vite umane o il danno economico (che sarebbe comunque comprensibile), quanto il solo fatto che qualcuno abbia POTUTO infliggergli tali perdite.
    Sto divagando? Se si, scusate.

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  3. l'idea è proprio questa, fare tanti discorsi perché l'idea che ci sia qualcuno che ne sa più degli altri e può insegnare loro qualcosa sta diventando vecchia. è chiaro che la storia americana è fatta di molte cose (a partire anche dal mito della frontiera e dal western), così come la storia della fantascienza, però l'unica cosa su cui mi voglio dissentire è Pearl Harbor: ogni epoca, così come ogni regista, fa proprie sue tematiche (più o meno consciamente), ma tali tematiche sono assolutamente connaturate alla sua esistenza: per questo si può parlare in ottica Pearl Harbor (o di film su Pearl Harbor) o in ambito storico (un film di ricostruzione Storica vero, che dica qualcosa di più avvalendosi di ricerche Storiche), oppure film successivi a quel periodo, nel senso di Registi/sceneggiatori che hanno vissuto quel trauma (anche solo tramite i mass-media) e ne hanno parlato. L'autore (come ricordano in molti) non ha "dentro" qualcosa e con quello crea, ma è figlio della sua cultura e della sua epoca, perciò è naturale che (più o meno consciamente) si torni sempre lì, se si parla di America e di fantascienza: perché i registi hanno vissuto in prima persona il 9/11, perché ne hanno pagato e/o visto le conseguenze. La tua domanda è giusta, e anche la proposta di "indagine", che dovremmo fare tutti, non solo i presunti esperti: esistono film americani che concepiscono la sconfitta? Se si, in che modo lo fanno? Ovviamente poi occorre contestualizzare, perché ogni testo è figlio della sua epoca, e non possiamo vedere quello che pensiamo e viviamo noi in film di venti - trenta - quaranta (ecc) anni fa.

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  4. l'idea alla base del blog è proprio questa: mettere insieme una serie di conoscenze per arrivare a un dialogo costruttivo. Non cercare Una verità che prevalga sulle altre, ma aggiungere qualcosa commento dopo commento, così da avere un pensiero ampio riguardo al film in questione. Perciò ognuno diviene utile, non solo presunti recensori che parlano da un piedistallo. Solo in tre abbiamo dato diverse prospettive di visione, e alla fine è una delle ragioni per cui il cinema può essere utile anche oltre l'emozione della visione: parlare della società, ampliare le conoscenze e fare chiacchierare le persone

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  5. Secondo me, il punto non è se esistano o meno pellicole che concepiscono la sconfitta. Essenzialmente perchè per l'America la sconfitta non esiste nè, tantomeno, può esistere. E' tutta una questione di orgoglio. E, dopo aver assistito all'evento più cinematografico, ma tristemente reale, della storia, l'11/09, non c'e stata una produzione che contemplava la sconfitta, tutt'altro. C'e stata una sorta di risposta d'orgoglio e quindi ci siamo ri-ritrovati al punto iniziale. Un'America che non conosce la sconfitta.
    E, tornando al quesito di sopra: Esistono film che parlano di sconfitta? Secondo me si, o almeno esistevano all'indomani del trauma subito. Ma dopo più di 10 anni si è tornati al passato.
    Può anche essere che l'America abbia superato quel trauma. Ma dai risultati "filmici" post trauma sembra quasi che lo abbiano cancellato, che non sia mai esistito.

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