21.2.12

Insidious

Titolo: Insidious (id.)
Regia: James Wan
Sceneggiatura: Leigh Wannel
Paese: U.S.A.
Anno: 2011

Il nuovo film di James Wan (regista del primo Saw), utilizzando il grande classico della casa infestata e del bambino (quasi) posseduto, non delude le - basse - aspettative. Non siamo certo di fronte a un capolavoro, come poteva essere Saw, ma questo film riesce a incuriosire e intrattenere, senza prendersi troppo sul serio.

I titoli di testa ci introducono, senza se e senza ma, alla tematica principale del film: l'Altrove. Un mondo alternativo, parallelo, abitato da fantasmatiche - e assolutamente infami - presenze. L'inizio del film non esita a presentare anche le altre due tematiche dominanti: la casa e il tempo. La casa, che saranno poi le case, non sarà(nno) il vero problema dei protagonisti (pur restando luogo per eccellenza della paura contemporanea), mentre la questione del tempo porterà alla lenta risoluzione dell'enigma. Non a caso il pendolo ci viene mostrato infinite volte durante il film, e anche la famiglia è presentata con l'uso di fotografie e con il padre che allo specchio si osserva i capelli divenuti bianchi. Una famiglia (padre professore, madre compositrice) con due bambini e una bebè, in una nuova casa. Tutto va bene, per circa venti minuti di pellicola, poi il piccolo Dalton sente una specie di richiamo proveniente dalla soffitta. Una volta lì, sale su una scala e cade sbattendo la testa. Dalton è in coma (anche se non ci sono vere spiegazioni mediche per il suo stato vegetativo, vedi L'esorcista, rimando obbligato soprattutto nella prima parte del film), ecco qui il cambiamento con cui dovrà convivere la famiglia.

I veri problemi però cominciano tre mesi dopo: Dalton è a casa, non più in ospedale, e col suo ritorno comincia la paura, fatta di strani rumori e grida nel walkie talkie con cui la madre controlla la bimba piccola al piano di sopra (il sentire, senza vedere - tipico di molti "film di paura" - è sempre affascinante, questa castrazione dello sguardo e senso di pericolo e attesa, funzionano sempre). Grazie al fratello di Dalton scopriamo i suoi giri notturni - nonostante il coma - per casa, poi cominciano le visioni, i rumori notturni, le intrusioni... i genitori di Dalton sono impotenti, la madre è terrorizzata, il padre (da buon egoista) rincasa il più tardi possibile. La famiglia trasloca per la seconda volta, si rivolge a un prete, ma solo dopo altri sogni e terribili visioni, i coniugi si affidano a una esperta dell'occulto. Dopo quasi un'ora di film, ecco arrivare due ragazzi che sembrano i figli nerd dei Ghostbusters e che, con i loro strumenti, riescono a vedere. Confermando che lì serve l'esperta Elise, non ci sono dubbi. Grazie a lei, al suo vedere Oltre (lei riesce a fare l'identikit del demone che vorrebbe impossessarsi del corpo-contenitore di Dalton), si arriverà a capire che il problema non è la casa, ma è il bambino. 
Dalton è infestato.
Il problema si sposta così da un tòpos all'altro: non più un film sulle presenze in villetta, ma un film sul male incarnato dal figlio (salta subito alla mente, oltre a L'Esorcista, Omen, tanto per dirne uno...). Dalton, dunque, si è perso nell'Altrove, un mondo in cui non c'è tempo, un mondo parallelo popolato da demoni e da anime erranti. Lo scopo di questi demoni, e per questo non riusciamo a odiarli davvero - nonostante il loro raccapricciante aspetto -, è vivere, o rivivere. Usare Dalton, per tornare a fare i loro comodi sulla terra. Il padre di Dalton però resta scettico di fronte a questa medium, arrivando a cacciarla di casa a male parole. La sua idea cambia solo quando si accorge che l'identikit del demone corrisponde ai disegni fatti da Dalton, e allora si che la medium può tornare: è giunto il momento del contatto. 

In una lunghissima scena, oltre sette minuti, ecco che la troupe della medium mette in scena l'Altrove, per poterlo capire (un po' come il cinema cerca di fare con la realtà), e per fare parlare Dalton attraverso la medium. Anche qui, come in molti horror contemporanei, nella confusione generale, l'unica certezza di avere visto qualcosa si ha grazie a una videocamera digitale: è proprio attraverso l'occhio meccanico di una macchina che riescono a vedere il demone.
La svolta alla situazione viene data dal passato, dal ricordo (ecco la centralità del fattore-tempo): il padre di Dalton visse la stessa identica situazione quando era bambino. Lui non se ne ricorda, ma tutto Era già successo: lo testimoniano sua madre e le fotografie (ancora una volta) che mostrano l'inquietante presenza della "signora con il velo". Un padre smemorato che ha tramandato i problemi al figlioletto innocente, non può che essere lui, Josh, ad andare in missione nell'Altrove per trovare suo figlio e rimetterlo "dentro" al suo corpicino. Grazie a Josh è data anche a noi spettatori la possibilità di fare un giretto nell'Altrove: un po' Dante Aligheri, un po' videogame alla Silent hill, questo mondo parallelo è buio, fumoso, popolato da spiriti maligni e da famiglie degne di David Lynch. Dopo le peripezie fatte di scontri, artigli alla Nightmare, musichette alla Jeepers Creepers, ecco che padre e figlio ritrovano la via verso i loro corpi.
Qualcuno è tornato, è rientrato nei corpi reali, ma chi? Josh e Dalton si risvegliano e, siccome "Un'immagine vale più di mille parole", la medium Elise vuole affidarsi (ancora una volta) alla tecnologia, allo sguardo di una macchina (che, evidentemente, è più affidabile di quello umano nel cogliere la verità), per capire chi c'è dentro il corpo di Josh. Fa appena in tempo a scattare un'istantanea che Josh gli salta addosso e la strangola. Non abbiamo bisogno della foto per scordarci l'happy-end. L'istantanea ci viene comunque mostrata, Josh è, ora, "la donna con il velo", e chiama a sé l'adorata mogliettina. Il male è entrato definitivamente nella famiglia, come dazio inevitabile da pagare, male tramandato nel tempo di padre in figlio, e viceversa. Solo la donna col velo, dopo i titoli di coda, spegnerà la candela lasciandoci nell'oscurità dello schermo nero. Ci siamo divertiti, gli effetti sonori e i demoni che saltano fuori all'improvviso ci hanno fatto sobbalzare, niente di nuovo, ma sicuramente qualcosa di un tantino diverso dal solito prodotto medio americano. La casa, la soffitta, le scale, il buio, il passato che ritorna, le presenze, i disegni del bambino, il pendolo che oscilla tra passato e presente, tra realtà e Altrove, insomma un mix di tòpoi già visto, ma nonostante ciò, durante la visione, resta la sensazione che da un momento all'altro potrebbe succedere di tutto.
E questo ci piace un bel po'.

AF

Lo trovi in: dvd; sul web.

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